La storia - MADONNA DELLA SALUTE

Santuario "Madonna della Salute"

Santuario "Madonna della Salute"
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LA STORIA

Verso la fine dell' ottobre 1729 un sarto di Mordano, Lodovico Cassani di circa cinquant' anni, si recava a visitare un suo podere nei pressi di Solarolo. Il poveretto aveva lasciato in casa la moglie e i due figli ammalati di febbre contagiosa ed era anch'egli febbricitante. In quella estate imperversava a Solarolo e nei paesi vicini una febbre (forse tifoidea) ostinata e debilitante, spesso mortale, dovuta alle acque stagnanti lasciate da un'inon­dazione del Senio dell' anno precedente.

Il Cassani, stanco e addolorato per la malattia dei suoi cari, giunto verso l'una davanti alla celletta Biondelli, ad un chilometro circa da Solarolo, vi si fermò per recitare tre volte la Salve Regina ed altre preghiere, come faceva ogni volta che passava, raccomandando se stes­so e la sua famiglia alla protezione della Santa Vergine con grande fervore. Una relazione scritta dal notaio solarolese P.F. Manamini riporta la preghiera del Cassani: "Come potrò dar da mangiare alla mia famiglia povera e ammalata se anch'io sono preso dalla febbre? O Vergine SS. aiutatemi voi". Dopo le preghiere il sarto si sentì risanato, e, ringraziata la Madonna, andò per i suoi affari. La sera passò di nuovo davanti alla celletta dove si fermò per rinnovare il suo ringraziamento e giunto a casa incontrò sulla porta la moglie guarita e vide seduto presso il focolare il figlio don Giuseppe, diacono. Nel giorno seguente il Cassani con i famigliari tornò per ringraziare di nuovo la Madonna e la notizia delle guarigioni avvenute si sparse in Solarolo e nei dintorni movendo gli abitanti a portarsi alla celletta per domandare alla Santa Vergine la guarigione per i molti malati.

Nella celletta Biondelli era venerata un'immagine mariana in ceramica di Faenza, acquistata dalla Confraternita della SS. Annunziata di Solarolo nel 1683 e donata all'arciprete don Nicola Baldassarri che la collocò nella sua chiesa. Per promuovere la devozione alla Madonna nei fanciulli che frequentavano la dottrina cristiana, l'arciprete fece portare processionalmente l'immagine dai fanciulli stessi nella celletta del Rio, o dei Biondelli dal nome dei proprietari del luogo, e vi si recava coi fanciulli nei giorni festivi per cantare le litanie lauretane e recitare altre preghiere. Ma, con la morte dell'arciprete Baldassarri, la pratica cessò e la celletta rimase presto dimenticata e in preda alle erbacce che le crescevano intorno. L'immagine, ora venerata col titolo di Madonna della Salute, è di un tipo molto comune nella Romagna. Se ne conoscono molte riproduzioni, foggiate nelle botteghe di Faenza e Imola, un tempo sparse sulle case, sugli alberi e nei pilastrini, e oggi purtroppo nella mag­gior parte scomparse. La devozione dei fedeli ad alcune di queste immagini hanno dato ori­gine, come qui a Solarolo, ai santuari del Monticino, a Brisighella; di Sulo, vicino a Forlì; delle Grazie, a Tredozio; ed altri ancora. La Santa Vergine vi è rappresentata avvolta da un manto celeste che le copre il capo e con una veste gialla stretta alla vita da un nastro azzur­ro. Stringe a sé col braccio sinistro il Bambino ignudo che, abbracciandola, accosta il suo viso a quello della Madre.

Le molte grazie ottenute dalla Madonna fecero accorrere alla celletta i devoti recando doni in denaro, cera e numerosi ex voto, alcuni dei quali pregevoli. La Confraternita dell' Annunziata, divenuta proprietaria della celletta e del terreno circostante, per rendere più agevoli le visite dei fedeli, fabbricò un piccolo portico sopra la celletta, tolse la grata di legno che chiudeva la finestrella ed aprì una porta.

Cessato il contagio verso la fine dell'anno, i fedeli continuarono nella devozione alla Madonna recandosi, specie nei giorni festivi, alla celletta per pregare e cantare le lodi alla Santa Vergine. I confratelli dell' Annunziata cominciarono dal 2 aprile 1730 a recarsi alla celletta col loro cappellano per dirigere le preghiere e i canti, raccogliere e custodire le offerte. L'arciprete del tempo, don Campione Pontelunghi diede alla santa immagine il tito­lo di Madonna della Salute "per avere essa impetrata da Dio la salute a tutto il mio popolo diletto e sbandita ogni mala influenza". Lo stesso arciprete diede inizio, nelle Rogazioni di quell' anno, a portare nelle processioni 1'immagine per benedire le campagne, come già si usava in altri luoghi. Una tarda tradizione racconta che, nonostante il parere contrario di molti che temevano che la ceramica si rompesse, l'arciprete ordinò al muratore di toglierla dal muro. Ai primi colpi la targa cadde intatta nelle mani dell'arciprete che si era portato sul luogo in processione di penitenza, apparato e con la corda al collo. Dopo quelle prime Rogazioni il concorso dei pellegrini aumentò tanto che i sacerdoti di Solarolo si impegnarono a turno a recarsi ogni giorno alla celletta per la benedizione dei malati e guidare le preghiere dei devoti. Per alloggiarli si costruì nei pressi della celletta un piccolo ospizio. Si stamparono anche delle immagini da distribuire ai fedeli.

Essendo molto cresciuta la devozione alla Madonna della Salute si decise di costruire un santuario sul terreno di proprietà della Confraternita. Si alienarono i doni preziosi, si effet­tuarono questue in denaro, grano ed altri generi ed in legname per la costruzione della chie­sa. Raggiunta una consistente somma, Nicolò Lomellini, vescovo di Faenza, permise che si cominciassero i lavori. Quattro architetti presentarono i loro progetti; fra questi fu scelto quello del faentino Carlo Cesare Scaletta. Per sovrintendere alla costruzione fu nominata una commissione di quattro deputati, fra i quali l'arciprete Pontelunghi. Si iniziarono i lavori e i contadini si offrirono per trasportare il materiale con il loro bestiame.

Il 6 giugno 1731 il vescovo Lomellini pose solennemente la prima pietra nella quale furono collocate alcune reliquie ed un tubo di piombo contenente l'iscrizione commemorativa dell' avvenimento, scritta su pergamena. I lavori procedettero con sollecitudine e nella pri­mavera del 1732 la chiesa e la sacrestia erano terminate e coperte. Nell' anno seguente si posero in opera le porte e le finestre. Nel 1734, col permesso del Vescovo, si raccolsero offerte anche nella città di Faenza per poter finire il pavimento ed elevare l'altare che fu costruito, nella parte inferiore, nel 1736, dal ravennate Giovanni Fuschini o Toschini su disegno approvato dallo Scaletta.

Il 16 settembre 1736, domenica, l'arciprete Pontelunghi, delegato vescovile, benedisse il nuovo santuario. Nel pomeriggio l'immagine mariana fu tolta dalla sua celletta e fu portata processionalmente a Solarolo e collocata nella chiesa dell' Annunziata. Qui rimase fino al sabato seguente, quando fu recata nella chiesa arcipretale, dalla quale una nuova processio­ne riaccompagnò, nel pomeriggio della domenica 23, la venerata immagine nella nuova chiesa dove fu collocata nella nicchia preparata sull' altare. Pochi giorni prima la celletta era stata atterrata per predisporre il grande piazzale antistante il santuario. In memoria dell' avvenimento la Confraternita dell' Annunziata stabilì che la festa della traslazione si celebrasse in perpetuo la quarta domenica di settembre.

Per l'amministrazione dei sacramenti nel santuario furono nominati un cappellano, un sacerdote sacrestano, un custode e un chierico. Il cappellano, che abitava nelle stanze approntate sulla sacrestia, dipendeva dall' arciprete e celebrava la messa nei giorni festivi, ascoltava le confessioni e benediceva i fedeli e gli ammalati. Dopo dieci anni, nel 1746; il Fuschini completò l'ancona dell'altar maggiore, ma contrariamente ai patti, fece alcune nuvole di gesso. L'inganno fu scoperto dai periti che l'obbligarono a rifarle in marmo come stabilito.

Nel nuovo santuario la Madonna continuò ad essere venerata dai suoi devoti che continua­mente beneficiava con grazie e guarigioni come testimoniano i numerosi ex voto ancor oggi conservati nel santuario. Erano sempre molti i fedeli che vi si recavano per domandare protezione, per ricevere la benedizione e farsi ungere con 1'olio della lampada che ardeva davanti alla sacra immagine. L'olio benedetto era portato anche nelle case per confortare gli ammalati che non potevano recarsi al santuario.

La Madonna della Salute fu invocata anche per le epidemie del bestiame, come nel 1748 e nel 1796 quando l'epizoozia fu debellata per le preghiere rivolte alla santa Vergine. Nel 1767 i solarolesi non furono toccati da un'epidemia di influenza, in seguito alle preghiere e alle processioni di penitenza tenute si in quel frangente.

Le storie del santuario raccontano un singolare avvenimento avvenuto 1'11 settembre 1787. In quel giorno un "ritrattista a penna", Giuseppe Padovani di Argenta, doveva riprodurre la santa immagine. Alla presenza del cappellano, del padre Francesco da Mirandola, cappuccino, e di altre persone, la ceramica fu tolta dalla sua nicchia e posta sull' altare. Dopo breve preghiera l'artista si pose all'opera, ma l'immagine cambiava sempre aspetto ed il lavoro stentava a procedere. Anche il cappuccino si provò a tracciare il disegno, ma non ottenne miglior risultato. Anche se preso da timore l'artista non si diede per vinto, e rivolse al santo Bambino la preghiera: "Dite alla vostra Mamma che si lasci ritrarre", ma non riuscì a compiere l'opera e a portarla a perfezione che dopo altri tentativi. Il fatto fu poi narrato dal padre Francesco ad un notaio di Lugo perché ne rimanesse memoria scritta. Durante questo periodo furono erette nel santuario la pia Unione delle Trecento Donne e quella dei Cordigeri del Terz'Ordine francescano.

Nel 1796 le truppe francesi, guidate da Bonaparte, invasero la Romagna e anche Solarolo fu occupata. La Confraternita dell' Annunziata dovette pagare un contributo di guerra, poi, nel 1797, fu soppressa ed i suoi beni furono avocati allo Stato. Nel 1802 fu costituito in Solarolo un Comitato di pubblica Beneficenza; questi si interessò per avere in proprietà il santuario rimasto invenduto; ma solo nel 1808 la nuova Congregazione di Carità poté entrarne in possesso. Durante il periodo napoleonico la Congregazione e il Municipio contribuiro­no alle spese delle feste annuali. Nel 1814 la proprietà del Santuario ritornò alla Confrater­nita dell' Annunziata che la tenne fino al 1821 quando, ricostituita la Congregazione di Carità per volere di Pio VII, questa riebbe il possesso del santuario e ne amministrò i beni contribuendo, col Municipio, alle spese delle feste. Nel 1816 si inaugurarono due campane nuove. Nel settembre del 1829 si tennero a Solarolo solenni feste per commemorare il primo centenario del culto alla Madonna della Salute, feste che si svolsero in cinque giorni con la partecipazione di molti devoti anche forestieri.

Il santuario non era collegato a Solarolo se non da un sentiero che attraversava i campi e che rendeva disagevole il percorso delle processioni e il passaggio dei devoti che vi si reca­vano. Più volte gli abitanti del comune avevano chiesto che si costruisse una strada, ma alcuni proprietari si erano sempre opposti. Nel febbraio 1849, quando giunse la notizia della proclamazione della Repubblica Romana, mancando la presenza di un' autorità legittima, i solarolesi si portarono sul luogo, abbatterono siepi, viti ed alberi tracciando il percor­so della strada che si poté compiere nel maggio del 1854. Verso la fine di quell'anno un'epidemia di cholera morbus imperversò per l'Italia minacciando anche la Romagna. La Congregazione di Carità nominò allora una commissione con il compito di organizzare un triduo di preghiere che si tenne nei giorni 5, 6 e 7 gennaio 1855 davanti all'immagine della Madonna della Salute trasportata nella chiesa arcipretale. Nel pomeriggio del 6 gennaio si tenne una processione di penitenza che attraversò il paese uscendo dalle due porte per benedire le campagne e sostò nella piazza dove fu benedetto il popolo accorso numeroso alla sacra fun­zione. Ma nel luglio di quell'anno il morbo entrò anche nel comune di Solarolo mietendo vittime. Fino al mese di ottobre morirono cinquanta persone su tremila che contava il comune. In quel triste momento si rivolsero preghiere a S.Sebastiano, patrono del comune, e al Crocefisso dell'Ospedale con processioni di penitenza. La sera del 2 agosto l'immagine della Madonna della Salute fu portata nella chiesa arcipretale accolta alla luce delle torce alla porta del paese. Rimase in Solarolo fino al 23 settembre, giorno della festa. La domeni­ca 12 agosto si tenne un' altra processione penitenziale.
Da tempo i sacerdoti e i fedeli di Solarolo chiedevano che la venerata immagine della Madonna della Salute fosse incoronata con la corona d'oro che il Capitolo Vaticano concede alle immagini venerate nei santuari più importanti. Nel 1879 il nuovo arciprete don Raffaele Bettelli e il cappellano del santuario don Luigi Gabrielli, in accordo con la Congregazione di Carità, inoltrarono domanda al Capitolo Vaticano per l'incoronazione che fu concessa il 20 aprile di quell'anno. Il 18 maggio seguente l'arcivescovo Francesco Folicaldi, di Bagnacavallo, canonico vaticano, alle ore 10,30, incoronò la sacra immagine con le corone d'oro da lui stesso donate. La funzione fu accompagnata dal suono delle campane del paese e dallo sparo dei mortai. Segui la processione che si concluse col pontificale celebrato dallo stesso arcivescovo. Il vescovo di Faenza, Angelo Pianori, che assisteva alla cerimonia, tenne l'omelia e concluse con la benedizione papale. Durante gli otto giorni della cerimonia si distribuirono oltre diecimila medaglie.
Dopo cinquant'anni l'arciprete Bettelli, che si era fatto promotore dell'incoronazione, ne volle celebrare il cinquantesimo. Preparò convenientemente l'avvenimento la pubblicazione del "Bollettino Solarolese in preparazione del Giubileo dell'Incoronazione della Madonna della Salute", dove venne pubblicata, anonima ma di Francesco Lanzoni, la Breve Storia dell'Imagine e del Santuario della B. V. della Salute di Solarolo, poi ristampata in un libretto nel 1904.
I festeggiamenti si svolsero nei giorni 8-23 maggio 1904 con la presenza dei vescovi di Faenza, Forli, Rimini e Modigliana e, nel giorno 18, anniversario dell'incoronazione, dei cardinali Svampa di Bologna e Boschi di Ferrara e la partecipazione di una grande folla di devoti. Nei giorni seguenti si tennero i pellegrinaggi delle parrocchie del comune e la mattina del 23 la sacra immagine fu riaccompagnata al santuario. Per l'occasione la Congregazio­ne dei Riti, accogliendo la domanda del clero e del popolo, riconfermò la Madonna della Salute Patrona di Solarolo e concesse l'Ufficio e la Messa propri per la festa della quarta domenica di settembre, con decreto del 12 aprile 1904.
Anche nel 1929, secondo centenario della devozione, si tennero solenni festeggiamenti promossi dall'arciprete don Giuseppe Babini e presieduti dal cardinal Michele Lega, di Brisighella, che tenne il pontificale e partecipò alla processione il 12 maggio di quell'anno. Durante la seconda guerra mondiale, Solarolo e il suo territorio ebbero a subire gravi perdite umane e materiali. Dal dicembre 1944 all'aprile 1945 il fronte si fermò sul vicino fiume Senio e il paese fu quasi totalmente distrutto. Anche il santuario fu gravemente danneggiato ed ebbe atterrato il campanile. La venerata immagine della Madonna, portata a Solarolo, fu travolta dal crollo della chiesa arcipretale. Recuperata dalle macerie in pezzi fu ricomposta dal cappellano don Stefano Ceroni e collocata nella chiesa dell' Annunziata dove rimase per qualche tempo fino ai restauri del santuario. Il terremoto del 9 agosto del 1963 danneggiò il santuario che fu chiuso fino al 1970. In quel periodo la sacra immagine stette nella chiesa arcipretale del paese.
Nel 1979, 2500 della devozione e primo centenario dell'incoronazione, si tennero solenni festeggiamenti preparati da una missione predicata dai PP. Passionisti. L'immagine della Madonna venne portata in pellegrinaggio nelle parrocchie del comune e le feste si chiusero la domenica 27 maggio col pontificale tenuto dal cardinal Silvio Oddi nella piazza del paese, dopo il quale fu rinnovato l'atto di consacrazione della comunità solarolese alla Madonna della Salute.
Nel 1987 si conclusero i nuovi restauri al santuario condotti e finanziati dalla Soprinten­denza dei Beni Architettonici e Ambientali. La sera del 29 agosto la venerata immagine fu riportata nella sua sede da una grande folla di fedeli.

        Carlo Moschini

*Ho tratto la maggior parte di queste notizie dal citato opuscolo di Francesco Lanzoni che potè consul­tare i documenti degli archivi della Congregazione di Carità e della Chiesa Arcipretale, in gran parte dispersi nel passaggio della guerra 1940-45
L'immagine in una cromolitografia del 1881
Il Santuario Madonna della Salute in un documento presso l'archivio vescovile di Faenza del 1765 circa
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